Roma: Accademia Spagnola di Storia, Archeologia e Belle Arti, 22 octubre 1990- 9 enero 1991.
A differenza di altre grandi città europee, Barcellona non ha goduto del
privilegio di essere capitale di uno stato moderno. Bisogna risalire al Medioevo
per trovare la città capitale di un regno, quello catalano-aragonese,
prerogativa che Barcellona perse quando nel 1469 il re Ferdinando sposò
Isabella di Castiglia. In seguito a ciò, i privilegi di indipendenza della coronna
catalano-aragonese vennero meno; successivamente Filippo V di Borbone
abolì con le armi i fueros della Catalogna, e nel 1714 le truppe francesi inviate
dal duca di Berwick attaccarono la città. il sogno di una Catalogna indipendente
venne così bruscamente stroncato e solo in anni recenti lo Stato
spagnolo si èdotato di una nuova struttura che dà ampio spazio alle autonomie
regionali.
Non sorprende dunque che, nel corso del Settecento, quanto nelle capitali
europee le principali collezioni d'arte e di antichità incominciarono ad
abbandonare la penombra delle dimore reali e principesche per trasformarsi
in musei pubblici, Barcellona abbia dovuto accontentarsi di cercare di istituire
un museo in cui custodire un patrimonio disperso di antichità.
Già da secoli le collezioni appartenenti un tempo alla corona catalanoaragonese
erano andate disperse ed erano solo un ricordo le collezioni che,
fra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, avevano trasformato
alcune case di Barcellona in veri e propri musei di pietre rinascimentali e romane,
com'era accaduto per i palazzi italiani.
Magrado ciò, Barcellona èsempre stata una città amante dell' arte e non
accettò supinamente l'idea che i propri tesori artistici, benché scarsi, si perdessero
nell' oblio. Alcune istituzioni, quali le Reali Accademie delle Arti e
delle Lettere, si impegnarono nella salvaguardia delle opere di carattere artistico
e archeologico, favorite in questo compito sia dalla preoccupazione suscitata
da saccheggi perpetrati dalle truppe francesi che tra il 1808 e il 1814
occuparono la città, sia dagli effetti delle alienazioni di beni (1835-1887) con
le quali si impoverirono le istituzioni religiose a beneficio di quelle civili.
Ad ogni modo, l'apertura del primo museo pubblico incontrò numerose
difficoltà e poté avere luogo solo nel 1891, sull'onda anche dell' euforia suscitata
in città dalla celebrazione dell'Esposizione Universale del 1888. Una
volta istituito il primo Museo Municipale di Belle Arti, sorsero i dubbi circa
la politica da adottare: ci si chiedeva se il neonato museo di Barcellona dovesse
imitare le grandi pinacoteche dell' epoca, quali il Louvre, il Prado o gli
Uffizi, cosa peraltro quasi impossibile considerata la diversa natura e origine
di questi musei, o se dovesse invece caratterizzarsi come museo esclusivamente
di arte catalana, ossia come archivio artistico della memoria nazionale
di un popolo.
Nei primi anni di esistenza del museo, il dilemma sembrò avere una sola
soluzione possibile, la prima di quelle menzionate. L'arte catalana, infatti,
cominciava allora a muovere i primi passi, se si eccettuano alcuni pittori del
Settecento come Antoni Viladomat. Inizialmente, dunque, i responsabili del
museo barcellonese si mostrarono propensi ad acquistare soprattutto opere
di pittori barocchi (Ribera, Zurbaràn, Vaccaro, ecc.), con l'intento di arrivare
a costituire una pinacoteca paragonabile a quelle dei grandi centri museali
europei. Tuttavia, la filosofia del museo iniziò a modificarsi parallelamente
alla valorizzazione dell' arte gotica catalana in tutto il suo splendore […]
( Joan Sureda, de Capolavori---)